giovedì 2 marzo 2017

M5S: LA LEGGE 194 SIA APPLICATA IN TUTTE LE STRUTTURE PUBBLICHE

«Vergognoso quanto accaduto alla donna padovana che ieri in una intervista racconta delle assurde peripezie a cui ha dovuto sottoporsi girovagando tra le strutture sanitarie in Veneto ed altre regioni per interrompere la gravidanza. Purtroppo sappiamo che non si tratta di un caso isolato, ma di una esperienza tristemente diffusa in cui moltissime si imbattono nel nostro paese. La legge 194 esiste e le strutture pubbliche devono applicarla in piena regola. Questo significa che se una donna vuole abortire entro i termini previsti dalla legge deve poterlo fare agevolmente, evitando fatiche ed attese umilianti». È quanto dichiarano la consigliera regionale Bartelle e la deputata Benedetti del MoVimento 5 Stelle, che oggi ha depositato una interrogazione alla ministra Lorenzin perché venga fatta chiarezza su quanto accaduto alla donna oggi al centro della cronaca, e più in generale per chiedere la piena applicazione della legge 194.
«Nelle strutture pubbliche esiste spesso una tale sproporzione tra medici obiettori e non obiettori, come anche i dati in Veneto dimostrano, da rendere l’applicazione della legge 194 assai complicata e questo è inaccettabile. Ma la risposta non può essere quella di creare delle isole felici a parte in cui garantire il rispetto della legge. La legge deve essere garantita ovunque, quindi bisogna trovare modalità che ne garantiscano l’applicazione in ogni struttura pubblica del paese potenziando dove necessario la presenza di medici non obiettori», precisa la deputata Silvia Benedetti.
«Non concordo con la proposta di creare in Veneto un “ghetto” in cui praticare gli aborti. Ci sono d’altra parte esempi positivi, come quello che ci arriva dal Lazio, in cui è stato previsto, seppur tra tante polemiche, un concorso ad hoc per ospedalieri che non siano obiettori, così come l’esempio della USL 18 di Rovigo che ha bandito un concorso per due medici non obiettori per le pratiche di procreazione medicalmente assistita», afferma la consigliera regionale. «Posto che va rispettata ogni posizione sul piano etico e religioso, quindi anche quella dei medici che sono contrari alla interruzione di gravidanza, e posto che il legislatore deve trovare il modo di fare applicare al legge al di sopra di ogni altra cosa, non è giusto che le donne debbano pagare un prezzo così alto per far valere un proprio diritto», conclude Patrizia Bartelle.

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