domenica 1 gennaio 2017

QUATTRO FEMMINE LE PRIME NATE DEL 2017 NEGLI OSPEDALI DELL'ULSS 3 SERENISSIMA


I primi nati della Ulss 3 Serenissima, che esordisce assieme al 2017, sono bambine. Si chiamano Carolina a Venezia, Ajesha a Mestre, Eva a Dolo, Vittoria Maria a Mirano: «Nascite in rosa in tutti gli ospedali della Ulss -commenta il direttore generale Giuseppe Dal Ben- che stamattina ho visitato per portare gli auguri di buon anno. Un segno di buon auspicio, la nascita di nuovi cittadini e cittadine, a cui l'Azienda sanitaria dà il suo caloroso benvenuto».
A Venezia la prima nata del 2017 si chiama Carolina, è nata con parto spontaneo all'ospedale civile alle ore 3.33, e alla nascita pesava 2465 grammi. A Mestre la prima nata dell'anno all'Angelo si chiama Ajesha, è nata alle 7.23 ed è di nazionalità bangladese. A Dolo, alle 8.18, è venuta al mondo Eva, che alla nascita pesava 2570 grammi. A Mirano infine è nata Vittoria Maria, alle ore 8.21, peso 2700 grammi.
Gli ultimi nati nel 2016 sono una femmina a Chioggia (Anna Giulia, nata alle ore 18.07, peso 3820 grammi) e un maschio a Mestre, a nome Gioele, venuto al mondo alle 23.29 con un peso di 2950 grammi.
Il primo a verificare anche i lieti eventi di Capodanno, con un passaggio negli ospedali dell'Ulss 3 è stato il direttore generale Giuseppe Dal Ben: il passaggio del 1° gennaio nelle strutture è un appuntamento fisso per il direttore, che alle 8 cominciava dall'Ospedale dell'Angelo di Mestre. Un giro per alcuni reparti dove il direttore Dal Ben ha augurato buon anno ai degenti e agli operatori che stavano lavorando. Il dg Dal Ben ha poi proseguito per gli altri ospedali veneziani, tra cui anche Mirano e Dolo, fino a salutare la parte sud della laguna di Chioggia. «Ci tengo moltissimo -ha commentato- ogni primo dell'anno a fare il giro degli ospedali che dirigo. Incontrarmi è importante per gli operatori anche in questo giorno di festa, poter toccare con mano che sono con loro, che li sostengo. Il nostro lavoro è una missione verso il prossimo, rivolta a persone fragili a cui dobbiamo garantire una buona sanità».

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